Bambini

400 milioni per tenere le scuole aperte d’estate: basteranno?

L’obiettivo è finanziare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze durante la pausa dalle lezioni. «Servono interventi strutturali» per Francesca Fiore di Mammadimerda, il duo che ha lanciato insieme a WeWorld la petizione per cambiare il calendario scolastico
Credit: Yan Krukau
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
24 aprile 2024 Aggiornato alle 16:00

Le vacanze estive in Italia durano troppo a lungo. Sì? No? Forse? Il dibattito sulla lunga estate caldissima del Belpaese, una delle più lunghe d’Europa, ritorna ciclicamente. Spesso, senza che nulla sia cambiato dal round precedente; senza che chi si oppone a un ripensamento dello status quo non brandisca l’arma del “la scuola non è un parcheggio”, contro chi chiede di cambiare le cose.

Eppure, di fronte a un tema che coinvolge variabili così importanti (il benessere scolastico e personale degli studenti, la possibilità dei genitori di conciliare lavoro e cura, i finanziamenti pubblici e la necessità di ripensare tempi e gli spazi della scuola) dovremmo iniziare a interrogarci su quale sia la risposta più adatta, non solo per i singoli ma per tutta la comunità.

Da alcuni mesi (ne avevamo parlato a settembre) la petizione di Mammedimerda e WeWorld chiede di rivedere il calendario delle scuole, superando l’ormai arcaica divisione lezione/vacanze legata al ciclo del grano per allinearlo a quelli presenti nella maggior parte degli altri Paesi. Premessa necessaria: non si tratta di aumentare i giorni di scuola, ma di rimodulare la durata dei periodi di lezioni e di quelli di vacanza.

Ad oggi, quasi 55.000 persone hanno firmato, oltre 15.000 solo negli ultimi 10 giorni. L’attenzione sul tema, infatti, si è riaccesa non solo grazie alle iniziative di chi promuove la petizione, ma anche sulla spinta della notizia che il ministero dell’Istruzione guidato da Giuseppe Valditara ha stanziato 400 milioni per tenere le scuole aperte d’estate.

Non si tratta di una novità, né di un accoglimento delle richieste di chi (genitori, esperti e associazioni) chiedono di abbandonare le 14 settimane di stop. L’iniziativa del Ministero, infatti, rientra nell’ambito del “Piano Estate”, lanciato il 28 aprile 2021 dall’allora ministro Bianchi per offrire “un ponte” tra l’anno scolastico ancora condizionato dalle restrizioni emergenziali del Covid e quello che si sperava essere il ritorno alla normalità.

L’idea alla base è quella di sfruttare i 3 mesi di chiusura per realizzare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze all’interno degli spazi degli istituti. Le risorse, stanziate per l’estate 2024 e 2025, permetteranno di sostenere progetti di formazione sportiva, musicale, teatrale o a tema ambientale, “ma anche di potenziamento disciplinare e semplici attività ricreative e consentiranno di attivare percorsi che potranno interessare, in base alle proposte delle scuole, tra 800 mila e 1,3 milioni di studenti; 1,714 milioni le ore aggiuntive di attività”.

Le scuole, si legge nel comunicato del Ministero, potranno, in aggiunta ai 400 milioni stanziati, utilizzare ulteriori fondi per i progetti estivi, attingendo ai 750 milioni del Pnrr per il contrasto alla dispersione scolastica e al superamento dei divari territoriali, e ai 600 milioni del Piano per azioni di potenziamento delle competenze Stem.

«Sicuramente è passettino verso la direzione giusta, se non altro è una presa in carico, una consapevolezza, che esiste un enorme problema delle famiglie nel gestire i bambini durante l’estate e anche un grande problema dei bambini che durante l’estate, se non sono di una classe sociale abbiente, vengono praticamente parcheggiati sul divano o per strada - ha spiegato a La Svolta Francesca Fiore di Mammadimerda - Anche se 400 milioni immagino che non siano una cifra che riuscirà a coprire tutto il fabbisogno e sicuramente c’è un tema sia di tempestività, perché siamo a metà/fine aprile, che di risorse destinate a scuole che sono già virtuose».

Molte scuole, infatti, «già in modo autonomo rimangono aperte per garantire ai bambini una frequenza di qualche tipo extrascolastica durante l’estate, quindi il timore un po’ questo: che pioverà sul bagnato, che siano pochi fondi e che sia un tamponare il problema, perché in realtà servono interventi strutturali e non, di nuovo bonus, per due anni e poi chissà».

Cosa chiede, quindi, la petizione? «Interventi strutturali sugli edifici scolastici, sia architetture più moderne che possono migliorare le reazioni degli ambienti, sia impianti di condizionamento, perché visto che andiamo verso il cambiamento climatico dobbiamo rendere gli spazi scolastici usufruibili durante tutto l’anno e adeguarci noi alla temperatura. È così per tutte le altre attività del mondo, almeno nei paesi industrializzati, quindi non si capisce perché la scuola invece debba rimanere come 200 anni fa, anzi peggio, visto che si tratta di edifici scolastici che spesso non hanno nemmeno l’agibilità per quanto sono malmessi», ha aggiunto Fiore.

Questo è il primo step, a cui si aggiunge la richiesta che «la riduzione della pausa estiva divenga strutturale in tutta Italia, magari anche pensando a delle differenze regionali, e che si faccia veramente uno sforzo in tal senso per armonizzare poi tutte le attività collaterali, perché cambiare il calendario significa cambiare la scuola».

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