Diritti

Usa: sempre più donne parlano di aborto su TikTok

Mentre l’accesso alle informazioni sull’Ivg sono sempre più difficili da reperire, molte cittadine decidono di raccontare la propria esperienza sul social cinese, offrendo consigli e sostegno alle utenti
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24 aprile 2024 Aggiornato alle 07:00

«Venite ad abortire con me». Esordisce così il video TikTok di una madre single di Brooklyn, Sunni, mentre saltella in cucina e beve da una tazza in cui campeggia una parola scritta con vari colori dell’arcobaleno, “aborto”.

Trovare le informazioni necessarie nel momento in cui si pianifica la decisione di interrompere una gravidanza non è affatto semplice. Il vantaggio dei social media è che rispondono in modo immediato a bisogni che non trovano lo stesso spazio altrove. «Questo era il video che stavo cercando», dice Sunni mentre mostra le confezioni di pillole abortive a base di Mifepristone e Misoprostolo. E il messaggio, in sintesi, è proprio questo: se pensi di abortire, ma non trovi le risposte ai tuoi dubbi, in questo video ti mostrerò tutto quello che c’è da sapere.

Il risultato è stato virale: il video ha ottenuto quasi 430.000 visualizzazioni e oltre 36.000 like. Tanti commenti di ringraziamento con parole come “importante” e “informativo”, e alcuni giudizi di commiserazione e condanna (poi eliminati dall’autrice del video) che mostrano quanto l’argomento sia divisivo, soprattutto negli Stati Uniti dove il dibattito politico sull’aborto è uno dei temi centrali in grado di orientare il voto degli elettori alle prossime elezioni presidenziali di novembre.

Per le donne americane la confusione e le incertezze su quando e come sia possibile abortire sono estremamente diffuse da quando la Corte Suprema nel 2022 ha rovesciato la storica sentenza Roe v. Wade eliminando il diritto federale di abortire e consentendo così ai singoli Stati di adottare leggi diverse che in molti casi hanno portato a forti restrizioni o a un divieto totale di aborto. Oggi sono 21 gli Stati che vietano la procedura o la limitano a un’età gestazionale più breve rispetto a quella garantita dalla Roe. Dal 2022, scrive il New York Times, c’è stata “un’esplosione di contenuti social riguardanti l’aborto: alcuni apertamente politici, alcuni informativi e altri con racconti personali, perché le donne cercano risposte, sostegno o semplicemente sono alla ricerca di condivisione”.

Diversi video raccontano l’esperienza vissuta in prima persona con sentimenti contrastanti: c’è chi ha provato sollievo e chi, invece, ha confessato il proprio dolore o rimorso. Alcuni contenuti sono stati sfruttati anche per costruire campagne politiche per espandere o limitare ulteriormente il diritto di abortire. Uno degli spot elettorali più potenti di Biden è costruito proprio sulla testimonianza diretta di una donna texana che ha rischiato di morire dopo un aborto spontaneo perché le sono state negate cure mediche: «Donald Trump ha fatto questo» è la frase finale.

L’opzione consigliata da Sunni è l’aborto farmacologico: non è un caso, visto che secondo un rapporto del Guttmacher Institute nel 2023 il 63% di tutti gli aborti eseguiti in America sono stati farmacologici. La donna racconta di essere stata seguita tramite una visita in telemedicina, ovvero a distanza, dal centro NYC Health ma raccomanda anche i servizi offerti da Planned Parenthood e Hey Jane.

Un altro consiglio importante è parlare con il proprio “gruppo di supporto”, inclusi gli amici e i genitori ed eventualmente anche il proprio psicologo, per elaborare al meglio le proprie emozioni. Nel suo caso, Sunni paragona spesso l’aborto farmacologico a un giorno qualsiasi di ciclo mestruale, che non le ha impedito la mattina dopo di prendersi cura di sua figlia e andare al parco con lei.

Un’altra testimonianza su TikTok viene dalla canadese Mikaela Attu: il suo video intitolato “Com’è andata la giornata in cui ho abortito” ha raccolto 3,6 milioni di visualizzazioni. Un altro contenuto in cui abbraccia il marito e il cane, accompagnato dal testo “Avere un aborto con qualcuno che ami e desiderare di avere figli in futuro, ma sapere dentro di te che non è il momento giusto è un tipo di dolore particolare”, è stato visto 7,6 milioni di volte. La donna ha rivelato che in quel momento soffriva di disturbi mentali e non si sentiva pronta per diventare madre.

La scrittrice californiana Desireé Dallagiacomo ha registrato un video in cui confessa il suo stato d’animo e le sue impressioni subito prima di andare all’appuntamento fissato per abortire. Per far intuire al meglio l’autenticità del suo messaggio, compare davanti allo schermo con un costume leopardato, i capelli bagnati e, mentre si sistema il trucco, dice che abortire «è in qualche modo una delle scelte più personali che una persona possa fare, ma è profondamente politicizzata. L’aborto è normale. Sarebbe molto più semplice se non fosse associato a paura, isolamento e vergogna». Questi sentimenti sono giustificati anche dal fatto che in alcuni Stati americani, come Texas, Alabama e Louisiana, le persone che offrono consigli e informazioni online riguardanti l’aborto rischiano conseguenze penali.

L’uso dei social per parlare di Ivg non è solo un fenomeno americano. In Italia l’attivista femminista Alice Merlo ha dichiarato: «Ho felicemente abortito, non volevo in quel momento avere un figlio o una figlia». Come in America, anche qui informarsi per prendere una decisione consapevole è un processo complicato: Merlo riconosce che «i consultori sono stati demansionati, in larga parte chiusi, sono difficilmente accessibili e a volte anche il personale è antiabortista». Una condizione che andrebbe ad aggravarsi con l’ingresso delle associazioni antiabortiste all’interno delle strutture.

Ci sono poi diversi contenuti divulgativi creati da account di ostetriche e ginecologhe, tra le più seguite @eleonoralanzerotto e @ginecologacalcagni, ma anche pagine Instagram che puntano a sensibilizzare su tutto ciò che riguarda il diritto di abortire come Ivg ho abortito e sto benissimo, curata dall’attivista Federica Di Martino, e Libera di abortire.

Le possibilità infinite di condivisione offerte dai social hanno un aspetto virtuoso: ascoltare una donna che parla di aborto fa venire voglia di aprirsi anche a chi non aveva avuto prima il coraggio di farlo, fa sorgere domande e risposte; insomma stimola il dialogo personale e politico. Parliamone tanto, parliamone ovunque.

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