Futuro

Google e Meta accusate di limitare la diffusione delle informazioni sull’aborto

Secondo Msi Reproductive Choices e il Center for Countering Digital Hate, le due società cancellerebbero i contenuti delle organizzazioni relativi a interruzione di gravidanza e altre tematiche legate alla salute riproduttiva delle donne in Africa, America Latina e Asia
Credit: Saule Jonaviciene 
Tempo di lettura 4 min lettura
2 aprile 2024 Aggiornato alle 20:00

Google e Meta hanno un problema con la salute riproduttiva delle donne. Non di tutte, però: le due aziende sono infatti accusate di ostacolare la diffusione di informazioni sull’aborto in Africa, America Latina e Asia, secondo il rapporto redatto da Msi Reproductive Choices e dal Center for Countering Digital Hate.

Per esempio, Msi Ghana ha segnalato che espressioni come “opzioni di gravidanza” sono state considerate non conformi alle linee guida della community di Google; o ancora, la sezione vietnamita dell’organizzazione ha invece segnalato la rimozione di annunci su Facebook che promuovevano informazioni digitali sui metodi contraccettivi.

«In Africa, Facebook è il luogo di riferimento per informazioni sulla salute riproduttiva per molte donne – spiega Whitney Chinogwenya, responsabile marketing globale di Msi – Abbiamo ampliato le nostre operazioni digitali per soddisfare la domanda, ma facciamo fatica a fornire informazioni affidabili alle donne che ne hanno bisogno».

«Ci occupiamo di tutto - aggiunge - dalla menopausa alle mestruazioni, ma abbiamo scoperto che tutti i nostri contenuti sono stati censurati». Insomma, sembrerebbe che Meta applichi valori socialmente conservatori di stampo statunitense sui post pubblicati in Paesi con politiche più progressiste, come il Sudafrica, dove l’aborto è legale nelle prime 20 settimane di gravidanza.

Allo stesso modo, Msi Messico ha fatto presente che i suoi post su Facebook riguardanti l’aborto sono stati cancellati dalla piattaforma, nonostante l’interruzione volontaria di gravidanza sia stata depenalizzata a settembre in diverse regioni del Paese.

Chinogwenya è preoccupata per il fatto che Meta stia lavorando a “senso unico”, lottando contro le informazioni legate all’aborto permettendo però la diffusione di annunci che diffondono informazioni sbagliate, come a esempio affermazioni sui pericoli mortali legati agli aborti medici.

Leggendo il rapporto, inoltre, si scopre che sono state indentificate pagine fake di Msi su Facebook, 5 localizzate in Kenya: queste spesso appartengono a fornitori illegali di aborti, centri o truffatori che vendono online prodotti inefficaci. «Alcune pagine appartengono a chi pratica illegalmente aborti, altre appartengono a centri che si spacciano per cliniche abortive per scoraggiare e impedire alle donne di interrompere la gravidanza. Ma ci sono anche molti truffatori: le donne spesso vengono nelle nostre cliniche dopo che sono stati venduti loro farmaci inadeguati, dall’aspirina ai lassativi».

Per di più, le cliniche Msi in Ghana sono state bersaglio di una campagna di disinformazione su WhatsApp, di Meta. «Mettere in atto un sistema di verifica per le informazioni e i servizi sulla salute riproduttiva è una delle cose migliori che Meta potrebbe fare - ha detto Esi Asare Prah, responsabile della difesa e delle relazioni con i donatori di Msi Ghana - «Che si tratti di contenuti che promuovono la disinformazione sanitaria o che indirizzino donne e ragazze verso servizi non sicuro, alla fine ci sono persone reali che vengono penalizzate».

In risposta alle accuse, il portavoce di Meta Ryan Daniels, ha affermato che la piattaforma diffonde post e annunci che promuovono servizi sanitari, purché rispettino le regole della community, inclusa la normativa sulla disinformazione e la pubblicità di farmaci soggetti a prescrizione: «Vietiamo gli annunci che includono disinformazione o fuorviano le persone sui servizi forniti da un’azienda, ma esamineremo il contenuto di questo rapporto».

Ancora, un portavoce di Google ha sostenuto che non ci sono esempi nel rapporto che dimostrino una violazione delle politiche della piattaforma: «Questo rapporto non include un singolo esempio di contenuto che viola le nostre norme, né alcun esempio di applicazione incoerente. Se gli annunci sono stati limitati, è probabilmente dovuto alle nostre politiche di lunga data contro il targeting di persone in base a categorie sanitarie sensibili, tra cui la gravidanza».

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