Diritti

La democrazia è poco inclusiva

Limitandosi a trovare il vincitore tra due o più posizioni, esclude lo sconfitto e porta avanti un modello inadeguato ai tempi che viviamo, in cui tutti dovrebbero avere una voce
Credit: Jaceck Dylag 
Tempo di lettura 3 min lettura
13 aprile 2024 Aggiornato alle 06:30

Diceva Sandro Pertini: «è meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature». Sacrosanto! Però, con l’illusione che la democrazia sia il punto più alto di arrivo nella gestione delle cose di noi uomini e donne, abbiamo un po’ smesso di lavorarci sopra e ci siamo accontentati.

Certo, l’abbiamo estesa e allargata, con il suffragio universale (anche se resta da discutere su quale sia l’età giusta per esercitare il diritto di voto) e l’abbiamo portata in tantissimi ambiti e ambienti (non in tutti però, in altri - come quello economico - preferiamo tenerla fuori dalla porta, delegando al mercato), ma avete mai provato a spiegare a un bambino cosa sia la democrazia?

Qualcuno lo fa partendo dal mezzo e non dal fine: il voto. Democrazia è espressione della propria idea, tramite un voto. La maggioranza vince! E tanti saluti alla minoranza. Se siete tre e noi siamo due vincete voi. Solo che i bambini di oggi non si bevono tutto e fanno delle domande. Una di queste è: cosa succede agli altri due?

Se per tanti anni c’è andata bene la democrazia è perché ci siamo illusi che avremmo fatto parte di una maggioranza, prima o poi, o che avessimo le possibilità per esserlo. Una illusione da figli (o nipoti) del secolo delle masse e delle ideologie. Nel secolo degli individui come quello in cui siamo adesso, dove già quando siamo tre si creano dei distinguo, non è più possibile. Oggi le maggioranze non esistono più ed esisteranno sempre meno nel prossimo futuro e le minoranze saranno numericamente sempre di più delle maggioranze, ma difficilmente sommabili tra di loro in una maggioranza alternativa.

La democrazia attuale è la madre del bipolarismo a sua volta padre della polarizzazione, della suddivisione in favorevoli e contrari rispetto a qualcosa. Questo modello di democrazia, che si limita a trovare il vincitore tra due o più posizioni non mi piace più. La trovo veramente poco inclusiva e inadeguata ai tempi che viviamo.

Serve, secondo me, una formula più inclusiva, che non estrometta lo “sconfitto” ma gli consenta di partecipare “in quota parte” e democraticamente alla decisione. Io lo so che questo ragionamento ha il sapore dell’utopia, ma abbiamo bisogno di una politica democratica che soddisfi le maggioranze non lasciando insoddisfatte le minoranze, senza scadere nel cerchiobottismo. Credo che l’evoluzione della democrazia della maggioranza sia una democrazia inclusiva.

Dopotutto, come diceva Nanni Moretti nel film Caro Diario: «stavo pensando una cosa molto triste: cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c’è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un’isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone: mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d’accordo con una minoranza».

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